La poesia che ho scelto per il mese di febbraio è questa breve lirica di Umberto Saba:
Sera di febbraio Spunta la luna. Nel viale è ancora giorno, una sera che rapida cala. Indifferente gioventù s’allaccia; sbanda a povere mete. Ed è il pensiero della morte che, infine, aiuta a vivere
In occasione della Giornata mondiale della neve, che si celebra il 16 gennaio, pubblico questa breve e bella poesia di Giovanni Pascoli:
Nevicata Nevica; l’aria brulica di bianco; la terra è bianca; neve sopra neve; gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco: cade del bianco con un tonfo lieve. E le ventate soffiano di schianto e per le vie mulina la bufera; passano bimbi: un balbettio di pianto; passa una madre: passa una preghiera.
L’angolo della poesia prevede questo mese la pubblicazione di due opere: “Stelle d’inverno” di Sara Teasdale e “Inverno” di Giuseppe Ungaretti.
STELLE D’INVERNO
Sono uscita di notte, da sola; Il sangue giovane che scorreva al di là del mare Sembrava aver infradiciato le ali del mio spirito – Duramente sopportavo il mio dolore.
Ma quando ho sollevato la testa Dalle ombre tremanti sulla neve, Ho visto Orione, verso est, Brillare costante come un tempo.
Dalle finestre della casa di mio padre, Sognando i miei sogni nelle notti d’inverno, Guardavo Orione quand’ero bambina Al di sopra delle luci di un’altra città.
Passano gli anni, passano i sogni, passa anche la giovinezza Il cuore del mondo sotto il peso delle sue guerre si spezza, Tutto è cambiato, tranne, verso est, La fedele bellezza delle stelle.
Sara Teasdale (St. Louis (Usa), poetessa, 8 agosto 1884 – 29 gennaio 1933)
L’HIVER
comme une graine mon âme aussi a besoin du labour caché de cette saison
dalla raccolta “Derniers jours”
traduzione: Come un seme anche la mia anima ha bisogno dell’aratura nascosta di questa stagione
Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è stato un poeta, scrittore, traduttore e giornalista italiano.
Ve ringrazio de core, brava gente, pé ‘sti presepi che me preparate, ma che li fate a fa? Si poi v’odiate, si de st’amore non capite gnente…
Pé st’amore sò nato e ce sò morto, da secoli lo spargo dalla croce, ma la parola mia pare ‘na voce sperduta ner deserto, senza ascolto.
La gente fa er presepe e nun me sente; cerca sempre de fallo più sfarzoso, però cià er core freddo e indifferente e nun capisce che senza l’amore è cianfrusaja che nun cià valore.
Pioggia d’autunno (Ada Negri) Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia che s’imbeve di te sin nelle fibre che l’uniscono al ramo, e il ramo al tronco, e il tronco al suolo; e tu dentro le vene passi, e ti spandi, e si gran sete plachi. So che annunci l’inverno: che fra breve quella foglia cadrà, fatta colore della ruggine, e al fango andrà commista, ma le radici nutrirà del tronco per rispuntar dai rami a primavera. Vorrei, pioggia d’autunno, esser foglia, abbandonarmi al tuo scrosciare, certa che non morrò, che non morrò, che solo muterò volto sin che avrà la terra le sue stagioni, e un albero avrà fronde.
Per il mese di ottobre ho scelto di pubblicare questa poesia:
Notte d’ottobre
di Luigi Siciliani
Notte d’ottobre fresca ancor di pioggia, mentre le nubi pendono sul mare come colli ricurvi, e sopra d’esse splende la luna pallida per nebbie!
E sembrano le nubi sopra il mare isolette divise dalla luce, arcipelago vano sopra il mare. Tali le cose della nostra vita; piccole, lievi, sopra immensi abissi
Per il mese di settembre ho scelto di pubblicare una poesia di Diego Valeri (1887-1976)
MATTINO DI SETTEMBRE
Quel dì eravamo soli nel bosco, Io e tu, mia cara figlia, e andavamo tra chiaro e fosco, pieno il cuore di meraviglia.
Scoprivi sotto le foglie i lamponi rosa, le fragole rosse e verdi, ti trascinavi su l’erba carponi, lanciando dei piccoli gridi acerbi.
Io contemplavo ai miei piedi un fiore giallo smagliante, una pigna bruna; pensavo senza rimpianto o dolore alla mia povera fortuna.
Poi, rilevati gli occhi, scorgevo tra i pini radi le cime lontane, aeree cose di cielo nel cielo, dolci come le speranze vane.
Poi pensavo che bisogna morire, e trasalivo d’improvviso ai tuoi strilli; vedevo la tua testa bionda apparire da dietro una macchia di mirtilli…
Era un mattino di settembre, in un bosco. O forse è stato un sogno anche quello… E s’era vero, anch’esso ora è morto. Ma se fu un sogno, fu un sogno pur bello.
Per il mese di luglio vi propongo questa poesia di Neruda, che esprime un senso pieno di felicità, nonostante tutto quello che oggi accade. Vuole esorcizzare la malasorte, le brutture della guerra, le difficoltà sanitarie, la povertà crescente, la scarsa attenzione, quasi indifferenza, ai problemi climatici, le menzogne e la malafede. E’ una voglia di speranza!
Ode al giorno felice (di Pablo Neruda)
“Questa volta lasciate che sia felice, non è successo nulla a nessuno, non sono da nessuna parte, succede solo che sono felice fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo, che posso farci, sono felice. sono più sterminato dell’erba nelle praterie, sento la pelle come un albero raggrinzito, e l’acqua sotto, gli uccelli in cima, il mare come un anello intorno alla mia vita, fatta di pane e pietra la terra l’aria canta come una chitarra.”