Er Presepio

Poesia scelta per il mese di dicembre:

ER PRESEPIO

Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…

Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.

La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

(Trilussa)

Dal giornale di Natale – riflessione n. 4

Presepe, foto propria 2020

Quella notte di dicembre era serena ma fresca, 8 gradi, però le previsioni erano orientate ad un calo della temperatura. Una grossa auto apparve all’improvviso sulla strada interna, in quella zona sperduta, con dei fari abbaglianti accesi, di potenza superiore al normale. Si fermò in quella radura dove alcuni uomini, sparsi nel grande spazio verde e sassoso, occupavano qua e là alcune piccole tende impiantate per passare la notte, prima di riprendere il cammino il giorno seguente, verso le zone marine assieme al bestiame. Erano, infatti, dei pastori, gente di scarsa cultura e di poca igiene personale, che la gente a mala pena tollerava ma non amava avere vicino. Ultimi nella scala sociale. Scarti della società.

Da quell’auto potente uscì un personaggio con una tuta bianchissima, illuminato a giorno, con un megafono indirizzato verso quelle persone, alle quali si rivolse dicendo innanzitutto di stare tranquilli, di non avere paura, perché voleva dare loro una notizia rimarchevole, di importanza mondiale. Annunciava la nascita di un bambino in una stalla, figlio di povera gente, che non aveva una casa dove alloggiare. Egli era il Salvatore! Partorito in mezzo agli animali, non in una lussuosa clinica a cinque stelle, deposto in una mangiatoia non in una confortevole culla termica.

Da quando le notizie così eclatanti venivano comunicate per primo a dei semplici pastori e non alle autorità politiche, militari e civili della nazione? Se l’avvenimento annunciato era così rilevante, perché confidarlo a delle persone che non godevano di credibilità e che avrebbero incontrato ostilità, diffidenza, incomprensione nel comunicarlo agli altri?

Strano modo di presentarsi al mondo per il figlio di Dio, pensiamo noi giudicando con il nostro metro terreno, ma Egli ha scelto di partire dal basso, che più basso non si può, per non essere accusato del benchè minimo abuso di potere.

Ancora oggi quel messaggio sconvolge chi lo vuole ascoltare.

Il mio augurio di Natale è che ognuno rifletta e comprenda il valore di questo avvenimento, fonte di Vita e di Speranza, relegando ogni altra consuetudine consumistica al ruolo mondano, poco importante che le compete. Buon Natale.