Cielo di giugno, azzurra giovinezza dell’anno; ed allegrezza di rondini sfreccianti in folli giri nell’aria. Ombre, ombre d’ali vedo guizzar sul bianco arroventato del muro in fronte: ombre a saetta, nere, vive al mio sguardo più dell’ali vere. Traggon dal nulla, scrivendo con nulla parole d’un linguaggio perduto; e le cancellano ratte, fuggendo via fra raggio e raggio.
L’alba si è fatta profumo di rose. Rosa di maggio, abbarbicata sul muro vetusto; affresco di vita corroso dagli scherni del tempo. Tappeto di petali bianchi sul selciato di dolci primavere. Fra gli agrumi imbiancati dai fiori, mano nella mano di mio padre, stretta, stretta, al richiamo del cuore di mamma, ansioso, protettivo. Diventeranno frutti copiosi, allieteranno tavole imbandite tra gli amici dell’allegria, svaniti nei rivoli del più salubre inganno. In fondo, oltre la siepe, scorgere i ceppi temprati dagli anni; offrono ancora nuova vegetazione, nuove foglie, tenere e indifese, al soffio di vento.
Oggi la primavera é un vino effervescente. Spumeggia il primo verde sui grandi olmi fioriti a ciuffi: Verdi persiane squillano su rosse facciate che il chiaro allegro vento di marzo pulisce: Tutto è color di prato. Anche l’edera è illusa, la borraccina è più verde sui vecchi tronchi immemori che non hanno stagione. Scossa da un fiato immenso la città vive un giorno d’umori campestri. Ebbra la primavera corre nel sangue.
L’inverno è il periodo che ci costringe ad un lungo sonno, ci obbliga a subire il tempo meteorologico avverso, il freddo, il fastidio della neve in città (non quella in montagna), riduce le ore da trascorrere all’aria aperta, ci costringe a rannicchiarci in poltrona a leggere, spesso in solitudine. Ha i suoi lati positivi, ma la libertà sembra sacrificata, ridotta, frenata, in attesa che il tempo faccia la sua parte e il calendario faccia scorrere i giorni programmati. Ecco, l’inverno è una stagione di meditazione e di attesa.
All’opposto l’estate è la stagione in cui la luce abbaglia, i frutti sono maturi, da cogliere e gustare, c’è voglia di freschezza, di attardarsi a sera con gli amici, di cantare all’aperto, di accendere falò notturni sulla spiaggia, di esplorare nuovi territori, di fare lunghe nuotate in mare, di gustare le ferie, ma alla lunga ci si stanca.
E dopo le fatiche dell’estate arriva provvidenziale l’autunno con i suoi primi freschi, i colori accesi degli alberi, il periodo dei proponimenti. Dopo le esperienze vissute nei mesi precedenti, i contatti sociali curati nell’estate, le attività fisiche più intense, arriva il momento di fare bilanci e programmare il da farsi nei mesi successivi. L’autunno è una delle stagioni più belle ma non la più interessante.
Per me la stagione migliore resta la primavera.
Già prima del suo inizio, l’arrivo della stagione è atteso come una salvezza. Dopo il buio, il freddo, il tempo uggioso, il mare sempre in tempesta, si attende il nuovo ciclo meteorologico con grande desiderio. In effetti il ciclo biologico si rimette in moto. Tanti germogli spuntano sulle piante, foglie nuove, tante promesse di frutti appetitosi, molte piante fiorite, i sentimenti si riaccendono dopo il torpore dei mesi precedenti. Il corpo si risveglia col desiderio di conseguire nuovi obiettivi. E così la primavera si identifica con la stagione del risveglio, della voglia di vivere, del cielo terso e delle prime notti stellate. Perciò la prediligo e quindi porgo tanti auguri a chi festeggia il compleanno in questa stagione.
Ti manderò un bacio con il vento e so che lo sentirai, ti volterai senza vedermi ma io sarò li Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni Vorrei essere una nuvola bianca in un cielo infinito per seguirti ovunque e amarti ogni istante Se sei un sogno non svegliarmi Vorrei vivere nel tuo respiro Mentre ti guardo muoio per te Il tuo sogno sarà di sognare me
Ti amo perché ti vedo riflessa in tutto quello che c’è di bello Dimmi dove sei stanotte ancora nei miei sogni? Ho sentito una carezza sul viso arrivare fino al cuore Vorrei arrivare fino al cielo e con i raggi del sole scriverti ti amo Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno tra i tuoi capelli, per poter sentire anche da lontano il tuo profumo! Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi.
Ciao inverno, il tuo tempo è finito! Ora lascia spazio alla nuova stagione. Ho voglia di nuovo! Di colori brillanti, di luce vivida ed abbagliante. I fiori appassiti, testimoni di storie passate, ora giacciono esanimi e stinti, hanno vissuto momenti di gloria, ma tutto passa, tutto è mutevole! Bastano umili fiori di campo in tenero sboccio a risvegliare pulsioni dormienti. Con trepido incedere la mano sfiora corolle novelle multicolore, lievi, impalpabili, dal tenue profumo, mentre api esperte adocchiano boccioli succosi e con preciso movimento vanno a bersaglio per gustare freschi nettari vergini. Come immersi nella fiumara, che scende impetuosa dai monti, anche i nostri pensieri vengono trascinati verso la valle col desiderio di congiungersi ad altri pensieri in discesa libera e dare vita a nuove espressioni vitali, a scoppi di energia, a progetti di felicità. Benvenuta primavera: non deluderci!